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DECRIPTAZIONE BIBBIA...
DALLE LETTERE EBRAICHE PENSIERI SUL PREGARE
di Alessandro Conti Puorger
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L'UOMO E LA RELIGIONE »
LA PREGHIERA NELLA BIBBIA »
IL PROSTRARSI E L'ADORARE
Il prostrarsi nell'antichità era un esplicito riconoscimento d'autorità e di sottomissione usuale verso i potenti, in uso come atto di sommo rispetto.
Era perciò un costume culturale in campo sociale che fu estrapolato al campo religioso.
Procedendo la nostra ricognizione la traduzione in italiano propone un si prostrò per Abram in Genesi 17,3 "Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui", ma in effetti sarebbe più letterale un si buttò a terra col volto.
Atto di sottomissione, ma anche di timore... per guardare Dio e restare vivi!
Stesso commento si può fare per il versetto 17 di quel capitolo: "Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: Ad uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà partorire?"
Quando si presentarono a lui tre uomini, che per la tradizione cristiana sono figura della SS. Trinità, per "si prostrò" è usata in ebraico un'altra espressione nel versetto Genesi 18,2: "Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra..." (Genesi 18,1-2)
Quel si prostrò è "ishettachu"
.
Nel successivo capitolo della Genesi due di quei tre angeli andarono da Lot a Sodoma e anche Lot si prostrò con la faccia a terra e qui è usato lo stesso termine "ishettachu": "I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra." (Genesi 19,1)
Di nuovo quello stesso termine è usato da Abramo in occasione del "sacrificio d'Isacco" per dire ai servi che lascia in basso quando sale, cosa intende fare sul monte: "Allora Abramo disse ai suoi servi: Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo
e poi ritorneremo da voi." (Genesi 22,5)
Per ben tre volte si ritrova poi il concetto di prostrarsi con
nell'episodio dei primi sogni del ragazzo Giuseppe, figlio di Giacobbe e Rachele: "Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più. Disse dunque loro: 'Ascoltate questo sogno che ho fatto. Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio. Gli dissero i suoi fratelli: Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare? Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole. Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me. Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?'". (Genesi 37,5-10)
È quindi confermato che il "prostrarsi" una forma di rispetto totale per un re da quanto sottolineano i fratelli quando gli dicono "Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?".
Nei comandamenti o dieci parole in Esodo 20 peraltro si trova il comando perentorio di non prostrarsi davanti agli idoli: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso..." (Esodo 20,2-5; Deuteronomio 5,6-9)
Entrambi tali testi per "Non ti prostrerai" riportano
l'"o tishettachavoeh".
Il comando con tali lettere viene ripetuto in Esodo 34,14.
In tale episodio prima al versetto 8 Mosè che sentì la presenza del Signore "si curvò in fretta fino a terra e si prostrò" e poi Dio tra l'altro gli disse "Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso."
Qui l'azione è ben descritta, "si curvò in fretta fino a terra e si prostrò", s'inchinò a terra
in atto di rispetto, dal radicale
e le lettere con la loro forma descrivono bene l'atto "fu
a piegarsi
con le mani
a terra
",
poi evidentemente si allungò, si prostrò
.
Una descrizione con le stesse parole è in 1Re 1,16 quando "Betsabea si presentò nella camera del re, che era molto vecchio, e Abisag la Sunammita lo serviva. Betsabea si inginocchiò e si prostrò davanti al re", cioè a David e Betsabea era la moglie da cui era nato Salomone.
A questo punto credo di avere tutti gli elementi per quanto riguarda quel prostrarsi.
Il potente, il Re, la massima potenza sulla terra è come il sole e per manifestargli rispetto l'inferiore, il suddito, si abbassa fino a terra e si nasconde dai potenti raggi per non restare abbacinato.
Che il Re sia considerato come un sole si evince da quel sogno di Giuseppe.
Ecco allora che viene suggerita una lettura di
:
dalla potente "luce
completamente
nascondersi
".
È evidente che un segno del genere può essere valutato in tre modi:
- rispetto per un potente;
- idolatria verso un idolo o di un potente che si ritiene un dio;
- adorazione nei riguardi del Dio vero.
l comandamento contenuto nella Bibbia ovviamente colpisce solo l'idolatria e non il prostrarsi in sé.
Dice al riguardo la lettera ai Romani: "Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen." (Romani 1,22-25)
Di fatto in ebraico non v'è un termine specifico diverso da "prostrarsi" per indicare l'adorare, quindi il tradurlo in tal modo è una decisione del traduttore che perviene ad una deduzione spesso logica, ma niente di più!
Nel testo C.E.I. del 1971 si trova tradotto con "adorare" ed i tempi verbali relativi per 47 volte il "prostrarsi" scritto nell'Antico Testamento.
Per contro si trova il termine adorare per 40 volte nel Nuovo Testamento e il verbo greco usato è "proskunw" "proskünèo".
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