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VERGINE, FIGLIA DI SION
La vergine, figlia di Sion è il popolo d'Israele, il popolo del Signore che al tempo di David e Salomone aveva per capitale Gerusalemme in cui appunto c'è il monte Sion e c'era il Tempio di IHWH.
L'attributo "Figlia di Sion" nella Bibbia complessivamente è menzionato 27 volte, alcune delle quali con l'aggiunta di "vergine".
Amos nel proprio libro, profeta nato vicino a Betlemme che esercitò ai tempi di Geroboamo nel regno del Nord, tempo in cui 10 delle tribù d'Israele iniziarono a traviarsi ed a prostituirsi macchiandosi d'adulterio per idolatria, ebbe a dire: "È caduta, non si alzerà più, la vergine d'Israele; è stesa al suolo, nessuno la fa rialzare." (Amos 5,2)
È da notare che quelle tribù ormai separatesi non potevano più attingere a Gerusalemme, al Tempio ed a Sion, quindi non sono più "Figlia di Sion" e stavano perdendo la loro verginità assicurata dal patto col Signore.
Altra antica citazione è ai tempi del re Ezechia del regno del Sud "Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: Dice il Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib re d'Assiria. Questa è la parola che il Signore ha pronunziato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme." (2Re 19,20; Isaia 37,21s)
Il profeta Sofonia, operante nel Regno di Giuda presumibilmente tra il 630 ed il 609 a.C. al tempo di Giosia, aveva profetizzato: "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa. Ho allontanato da te il male, perché tu non abbia a subirne la vergogna." (Sofonia 3,14-18)
Geremia poco prima della distruzione di Gerusalemme per ricordare al popolo, che è stato infedele profanando l'Alleanza ebbe a dire: "Perciò così dice il Signore: Informatevi tra le nazioni: chi ha mai udito cose simili? Enormi, orribili cose ha commesso la vergine di Israele... il mio popolo mi ha dimenticato; essi offrono incenso a un idolo vano." (Geremia 18,13-15)
Non la definisce più vergine perché s'era prostituita con gli idoli. Profetizza poi il ritorno dell'epoca dell'amore col Signore e quindi per questi sarà la vergine di prima: "...Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine di Israele. Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai fra la danza dei festanti." (Geremia 31,3)
Il profeta Zaccaria del IV secolo a.C., vissuto dopo l'esilio babilonese, poi, del pari pronunciò questa profezia: "Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te - oracolo del Signore." (Zaccaria 2,14)
Nello stesso libro del profeta Zaccaria, poi, al capitolo 9 si trova questa profezia: "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zaccaria 9,9)
Questo titolo nel libro delle Lamentazioni viene ripreso con l'aggiunta originaria di vergine, perché per la scelta che ha fatto su di lei il Signore, scelta che permane perenne, è comunque vergine per antonomasia in forza del disposto già sottolineato di Levitico 21,1-4 da cui si evince che se il Signore dovesse sposare come gli uomini, sposerebbe una vergine come debbono fare per suo comando i sacerdoti.

  • "Con che cosa ti metterò a confronto? A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme? Che cosa eguaglierò a te per consolarti, vergine figlia di Sion? Poiché è grande come il mare la tua rovina; chi potrà guarirti?" (Lamentazioni 2,13)
  • "Grida dal tuo cuore al Signore, vergine figlia di Sion; fa scorrere come torrente le tue lacrime, giorno e notte! Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio." (Lamentazioni 2,18)
In definitiva, come accennato, "Figlia di Sion" complessivamente nella Bibbia è menzionata 27 volte, di cui 2 volte nel Nuovo Testamento quando Matteo 21,14 e Giovanni 12,15 richiamano la profezia di Zaccaria 9,9.

Ora il libro 2 Samuele quando racconta di Tamar sorella di Assalonne e figlia di Davide che, vergine, fu stuprata dal fratellastro Amnon dice: "Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano, da molto tempo, le figlie del re ancora vergini." (2Samuele 13,18)
È sottolineato che tale uso era entrato in uso "da molto tempo" come segno importante della verginità e della relativa purezza.
A stupro avvenuto, infatti, ecco che: "Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle lunghe maniche che aveva indosso..." (2Samuele 13,19)
Questa veste bianca, vestito delle vergini, si ritrova come elemento essenziale nella festa di Jom Kippuir come ho messo in evidenza nel secondo paragrafo del mio articolo "Le Feste Ebraiche della venuta del Messia" che riporto qui di seguito.

Un midrash racconta che Dio fece quel giorno a satan la stessa domanda che fece nel libro di Giobbe: Il Signore disse a satana: "Da dove vieni? satana rispose al Signore: Da un giro sulla terra che ho percorsa. Il Signore disse a satana: Hai posto attenzione... (Giobbe 2,2-3) al popolo ebraico in che cosa è impegnato.
Il satàn quindi andò e trovò che tutto il popolo ebraico era a digiuno e pregava. Vide che tutti erano vestiti di colore bianco ed erano avvolti nel 'tallìt' come sono avvolti gli angeli serafini.
Subito il satan tornò pieno di vergogna alla Presenza Divina rispose: Ho visto che tutto il popolo ebraico era a digiuno e pregava, tutti erano vestiti di bianco avvolti nel tallìt come gli angeli serafini.
Il Santo allora lo annullò e annunciò Vi ho perdonato."
Gli ebrei di origine spagnola, portoghese o nordafricana, i Sefarditi, chiamano questa festività il "Digiuno Bianco", ma non è un giorno triste.
In ricordo della tunica di lino di Aronne è indossata una tunica bianca (kitel in Yddish, "kotonet bad" in ebraico) che si usa in queste occasioni:
  • da alcune comunità a Ro'sh Ha Shanah e a Yom Kippur;
  • dall'officiante in sinagoga (Chazan) in alcune ricorrenze;
  • dai capi famiglia al Seder Pasquale;
  • dallo sposo quando è sotto al baldacchino nuziale (chuppah);
  • come sudario funebre per i morti.
Il bianco, abito degli angeli officianti, è simbolo di purezza e d'assenza di peccato, perciò quella tunica si usa a capodanno e a Yom Kippur, giorno di perdono, come pure nel giorno del matrimonio, perché la tradizione ritiene gli sposi perdonati nella condizione d'Adamo ed Eva prima del peccato.
Yom Kippur è celebrato come una festa e al proposito: "Disse Rabban Shim'on ben Gamaliel: "Per Israele non vi sono altri giorni lieti quanto il 15 del mese di Av (Pasqua) e il Giorno dell'Espiazione, perché in essi le figlie di Gerusalemme escono in abiti bianchi presi in prestito..." (Talmud Babilonese Ta'anit 26b)
Giovani e ragazze uscivano dalla città e si sceglievano le spose.
Le giovani potevano indossare solo vesti bianche di lino, per non mettere in imbarazzo le più povere ed il corteo si portava alla casa del Sommo Sacerdote che organizzava un gran banchetto dopo che aveva cacciato Azazel.
C'è una parabola nei Vangeli che si aggancia a questa usanza di Yom Kippur relativa all'abito bianco delle nozze, che veniva dato gratis dal padrone di casa agli invitati nel giorno di nozze importanti, come le dava il Sommo Sacerdote alle ragazze nel giorno di kippur; si legge infatti: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire... disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti." (Matteo 22,2-14)

Del resto, come si poteva trovare agli angoli di strade e piazze gente già pronta con l'abito nuziale se non lo dava il capo di casa della festa?
In definitiva l'abito bianco è prova inversa del lenzuolo.
È questo donato dal Signore stesso e chi lo porta maschio o femmina, comunque sposo del Signore Dio, se non macchiato, è considerato da Lui vergine.
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