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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
GLI ESPLORATORI DELLA TERRA PROMESSA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ANCORA SUGLI ESPLORATORI DI CANAAN »

RACHAB DI GERICO
È da premettere una semplice considerazione da tenere presente nel prosieguo.
Solo Giosuè e Caleb erano i testimoni rimasti vivi dei fatti della prima esplorazione e le informazioni conseguite in quell'esperienza, non necessariamente scritte nel testo, erano tutte e sole di loro.
I luoghi da loro visitati e i punti deboli osservati saranno perciò le informazioni utili e necessarie che torneranno a loro favore per la conquista successiva.

Del primitivo rapporto, infatti, si sa soltanto che i due, assieme, come un sol uomo, dissero agli Israeliti:
"La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra molto, molto buona. Se il Signore ci sarà favorevole, ci introdurrà in quella terra e ce la darà: è una terra dove scorrono latte e miele. Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo della terra, perché ne faremo un boccone; la loro difesa li ha abbandonati, mentre il Signore è con noi. Non ne abbiate paura." (Numeri 14,7-9)

Avevano perciò fatto la stessa esperienza e tratto la medesima conclusione favorevole ed è così da ritenere che nell'esplorazione avevano fatto unità di spiriti, cioè gruppo assieme, guidati in modo speciale dal Signore stesso.
Debbo così concludere che i due furono a suo tempo a Gerico e avevano evidentemente notato che "la loro difesa li ha abbandonati", quindi, che vi erano brecce nelle mura come risulta dagli scavi archeologici di cui ho accennato in "La conquista di Gerico".

Scrivevo allora: "Al tempo in cui la Bibbia riferisce che arrivò Giosuè, Gerico era già in rovina o comunque le sue mura non erano più continue e la città non era più nel suo splendore massimo di alcuni secoli prima, anche se è possibile che fosse abitata. Non era più però la piazzaforte di un tempo avendo già mura diroccate in più parti, ridotta ad un piccolo centro di scarsa importanza. Gli scavi però non hanno rivelato tracce di ricostruzione di mura che si possano riferire a dopo l'invasione Israelitica del XIII secolo a.C., come appunto se si fosse voluto lasciare la città così a monito per sempre. Inizio dallo spunto principale da cui possono seguire altre deduzioni."

La nuova esplorazione da parte delle due spie inviate da Giosuè era evidentemente intesa ad accertare se dopo 40 anni la situazione fosse immutata o meno.
È chiaro che, pure se il testo non lo dice, certamente Giosuè istruì bene i due nuovi esploratori su quanto aveva visto lì a suo tempo.

Apro un inciso sull'età di questi esploratori.
Giosuè: Prima dell'invio tra i 12 esploratori si legge in Numeri 11,28 "Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza" il che fa comprendere che Giosuè allora era ancora molto giovane, forse da poco aveva superato i venti anni, eppure Mosè gli aveva detto: "Scegli per noi alcuni uomini ed esci a combattere contro Amalec" (Esodo 17,9) ne consegue che Giosuè era noto come abile combattente addestrato all'arte della guerra fin dalla giovinezza, in quanto suo nonno Elisama, era il capo della tribù di Efraim, discendente da Giuseppe, una tribù ben armata uscita dall'Egitto "Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mare Rosso. Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d'Egitto" (Esodo 13,18) ed evidentemente proprio Giosuè fu a capo dei primogeniti fuoriusciti.
(Vedi: "La risurrezione dei primogeniti")

Caleb dice di se stesso in Giosuè 14,7: "Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, mi inviò da Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo."
I due esploratori inviati a Gerico, di cui è detto in Giosuè 2, trovarono riparo nella casa di una donna di nome Rachab , definita dal testo una "zonah", termine che viene tradotto "prostituta".

Questo termine "la prostituta" è stato appiccicato a questa donna come un aggettivo qualificativo ogni volta che è nominata, non solo nell'Antico Testamento in Giosuè 2,1-21; 6,17; 6,22-25, ma anche nel Nuovo Testamento, in Ebrei 11,31 ed in Giacomo 2,25, a guisa che quella precisazione di "prostituta" fosse un appellativo di merito.
Si sa dal libro di Rut 4,21 che fu sposa di Salmon, e fu la madre di Boaz, la nuora di Rut, e la trisavola di Davide.
Questa donna, quindi, è molto importante, perché entra nella genealogia del Messia, idea ripresa per Gesù in Matteo 1,5 "Salmon generò Booz da Rachab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse" e quest'ultimo fu il padre di Davide.
Per la tradizione ebraica (Vedi: Dizionario "Usi e leggende ebraiche" - Alan Unterman) peraltro questa Rachab fu la progenitrice di molti profeti ed è ritenuto anche che fu sposa di Giosuè ed il profeta Geremia sarebbe stato tra i suoi lontani discendenti, come ho riferito nel secondo dei segnalati articoli.
(Pare che così abbiano concluso antichi rabbini: Genebrardo e Serario)
Lei divenne una virtuosa convertita all'ebraismo, come racconta lo stesso libro dei Giudici "Giosuè lasciò in vita la prostituta Raab, la casa di suo padre e quanto le apparteneva. Ella è rimasta in mezzo a Israele fino ad oggi, per aver nascosto gli inviati che Giosuè aveva mandato a esplorare Gerico." (Giosuè 6,25)

I nomi ebraici dei personaggi biblici hanno in sé la profezia della propria storia e in ebraico Rachab è "ampio, largo", quindi, in un certo senso "longanime".
Leggendo poi con i criteri di "Parlano le lettere" i singoli segni di si ottiene: "il corpo racchiuderà dentro " e "il corpo in grembo ".
Di chi sarà il corpo che racchiuderà dentro?
Beh, nei suoi lombi ci sarà anche il corpo che prenderà il Signore secondo la genealogia di Matteo 1!
E Rachab si mostrò "longanime" verso quelle spie, perché era stata colpita dalla nomea che s'era fatta attorno al "Dio" che aiutava gli Israeliti.

Gli ebrei ortodossi, però, almeno i più tradizionalisti, per i meriti di Rechab, eccepiscono sul fatto che fosse una prostituta nel senso stretto sessuale principale della parola.
Ora, oltre all'accezione sessuale di meretrice, prostituta, il participio femminile "zonah" del radicale ebraico del verbo "fornicare", fornicatrice, però riguarda anche il senso figurato di avere segrete intese con qualcuno, esempio con i nemici della patria, con gli esponenti del partito avversario, cosa che di fatto proprio così ha a proprio carico e merito la nostra Rachab e forse, pensando bene, proprio per questo motivo fu così ricordata.

In aggiunta in quelle lettere del radicale vi è anche il senso di nutrire e trattare bene, tant'è che in Geremia 5,8 vi si trovano i "muzanim" cavalli ben pasciuti e in Daniele 4,8 si parla di nutrirsi con "ittezin".
Ora Rachab aveva la sua casa "...addossata alla parete delle mura, e là ella abitava..." (Giosuè 2,15)
Da un versetto precedente, il 13, si apprende che a Gerico, e non si sa se nelle vicinanze, vivevano anche il padre, la madre, i fratelli e le sorelle di Rachab che vennero poi salvati dagli Israeliti dallo sterminio che seguì alla presa di Gerico Per la posizione favorevole, essendo sopra le mura della città, evidentemente quell'abitazione era una casa - albergo condotta dalla famiglia ove si poteva trovare da dormire e da mangiare bene.
Se poi fossero disponibili anche altri tipi di "servizi" da parte di addette speciali forse è anche possibile tanto più che presso i cananei la prostituzione non era considerato un mestiere infamante.
Sta il fatto, comunque, che i due esploratori, semplicemente: "Lì dormirono." (Giosuè 2,1)

Gerico, città importante della Palestina di allora, evidentemente 40 anni prima era stata visitata dai primi esploratori.
Si pensi che la prima esplorazione partì dal deserto di Sin, dal Negheb da Kadesh Barnea ove il popolo era accampato e alcuni dei dodici certamente arrivarono oltre Damasco, vicino ad Aleppo, "fino Rechob, all'ingresso di Chamat", secondo Numeri 13,21.
Quel Recob ha le stesse lettere di Rachab e mi pare una voluta traccia che dà da pensare che si voglia in Giosuè 2,1 col nome Rechab di quella donna come volersi collegare a quella prima esplorazione che arrivò fino a Recob.
Qualcuno, e precisamente una coppia di esploratori, era evidentemente già stata a Gerico, perché è da pensare che quei 12 fossero mandati a due a due, sia per non farsi notare, sia in relazione alla vastità del territorio da esplorare, come i 12 apostoli che vennero inviati da Gesù: "Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due..." (Marco 6,7)
Giosuè era stato uno dei 12 esploratori e Giosuè è colui che 40 anni dopo invia i due esploratori a Gerico.

Ne viene fuori l'ipotesi, ma non del tutto peregrina, che chi arrivò a Gerico la prima volta fu proprio Caleb con Giosuè, onde questi conosceva bene il territorio e la toponomastica della città e... forse la stessa casa - albergo vicino alle porte delle mura.

Perché era importante quella casa?
Proprio per quel particolare, tant'è che poi Racab fece fuggire gli esploratori ormai ricercati dalle autorità di Gerico, facendoli calare fuori dalle mura con una corda dalla finestra mettendoli così in salvo.
Racab raccomandò loro di nascondersi sulle montagne per tre giorni finché quelli di Gerico avessero smesso di cercarli.

È da pensare, allora, che tutto ciò facesse parte della missione che aveva suggerito Giosuè.
Prima Rachab li aveva nascosti sulla terrazza sotto degli steli di lino, "pishetti hae's", che là conservava per farli essiccare.
Questa Rachab evidentemente tesseva tuniche bianche di lino per il padre e i fratelli e produceva lenzuoli candidi per la sua casa.

Quelle , però sono anche lettere profetiche che dicono cose relative al racconto "il Verbo l'aveva illuminata , le aveva indicato di Iah il consiglio ()", ma anche future, perché parlano del "Verbo che risorgerà , il Crocifisso sarà ad uscire dal legno della croce".

Fu così, prima di andarsene, che i due uomini le suggerirono di legare alla sua finestra (Giosuè 2,18) una cordicella, "tiqvat" , di filo, "chut" , scarlatto, "hasshani" , che avrebbe segnalato la sua casa agli Ebrei quando fossero entrati in città.
Da , si può leggervisi, infatti: "dalla croce si versa portandosi dal Crocifisso dal nascosto per un'asta che il cuore gli ha aperto della risurrezione l'energia nell'esistenza ."
Questo filo rosso, di fatto, è come il rivolo di sangue che esce dal Crocifisso e reca la salvezza.

La famiglia che abitava quella casa molti anni prima aveva evidentemente ricevuto un annuncio che era penetrato nei cuori dei propri membri ed avevano continuato a sentire notizie dai viandanti che arrivavano al loro albergo.
Di questo annuncio 40 anni dopo si trova l'eco dalle stesse parole di Racab ai due esploratori: "So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione, poiché udimmo che il Signore ha prosciugato le acque del Mar Rosso davanti a voi, quando usciste dall'Egitto, e quanto avete fatto ai due re amorrei oltre il Giordano, Sicon e Og, da voi votati allo sterminio. Quando l'udimmo, il nostro cuore venne meno e nessuno ha più coraggio dinanzi a voi, perché il Signore, vostro Dio, è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra." (Giosuè 2,9-11)
Sorge così l'idea che Giosuè, memore dell'accoglienza ricevuta 40 anni prima in quella casa, ove aveva conosciuto i genitori di Racab, forse allora ancora nemmeno nata, voleva salvarli dallo sterminio a cui erano votati gli abitanti di Gerico.
Dopo la presa della città Giosuè (6,23-25) mandò i due esploratori già ospitati da Rachab per salvarla con la sua famiglia dalla distruzione e da allora" Racab abitò in mezzo ad Israele", e divenne trisavola del Re Davide, dalla cui discendenza sarebbe nato il Messia.

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