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ATTESA DEL MESSIA...
PASTORE E PORTA
di Alessandro Conti Puorger
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GLI ALBERI DEL GIARDINO
Nel giardino dell'Eden com'è noto, come dice il versetto Genesi 2,9:
- "Il Signore Dio fece germogliare dal suolo:
- ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare
- e l'albero della vita in mezzo al giardino
- e l'albero della conoscenza del bene e del male."
Sappiamo che poi Dio comandò ad Adamo di non mangiare di quest'ultimo albero che in ebraico è chiamato "e'ts haddaa't tob vara'"
E nel dettaglio è:
- albero "e'ts"
- la conoscenza "haddaa't"
- del bene "tob"
- e del male "vara'"
.
Adamo poi tentato, volle mangiarne pensando di divenire come Dio e, di fatto, scelse la totale indipendenza dal proprio Creatore per sé e per la discendenza.
Uscì, quindi dalla grazia divina.
Dio, però, per rendere solo temporanea tale condizione e non eterno il vivere nel peccato da parte dell'uomo, quindi lontano dal suo Creatore, l'allontanò dall'albero della vita, perché non ne mangiasse e vivesse nella sofferenza privato di Lui in eterno.
Gli regalò un tempo perché tornasse sui propri passi con alcuni anni di vita onde ci potesse essere in vita un ravvedimento che giudicherà alla fine dei tempi e poi da morto lo conservò nello "sheol" per un tempo migliore fino alla venuta del Messia che avrebbe portato la risurrezione dai morti.
Il Salmo 49 al riguardo considera gli uomini come pecore inviate agli inferi e dice: "Questa è la via di chi confida in se stesso, la fine di chi si compiace dei propri discorsi. Come pecore sono destinati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà di loro ogni traccia, gli inferi saranno la loro dimora." (Salmo 49,14-15)
Ma nello stesso Salmo si trova un atto di fede nella salvezza che verrà dal Signore: "Certo, Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dalla mano degli inferi." (Salmo 49,16)
Questo Salmo 49 che è una lezione per l'uomo che ritiene di fare a meno del proprio Creatore l'ho decriptato con le regole di "Parlano le lettere" e ne riporto il risultato in Appendice.
Nel contempo Dio iniziò ad intessere la storia della salvezza fino a Gesù Cristo, che si é rivelato alle sue pecore come il Messia atteso, e che con il sacrificio della croce e con la sua morte per i nostri peccati ha ricostruito la "relazione filiale perfetta con il Padre.
Questi, pur Figlio di Dio, s'abbassò, divenne "servo" e percorrendo la via dell'amore al nemico "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Filippesi 2,8) onde la stessa croce divenne così "il nuovo albero della vita" visto il frutto della risurrezione che aveva prodotto grazie a Lui. Gesù in Giovanni 14,6 ha, infatti, detto: "Io sono la via, la verità e la vita."
Proviamo ora a leggere con spirito profetico indirizzando il pensiero a questi eventi quelle lettere ebraiche relative "l'albero della conoscenza del bene e del male" di Genesi 2,9:
.
Ecco che si ottiene: "si vedrà
scendere
nel mondo
la conoscenza
dal Crocifisso
del bene
;
la portò
il pastore
".
La giusta conoscenza del bene che era stata celata all'uomo dal serpente tentatore che istigò a mangiare dell'albero solo perché l'uomo venisse inquinato dal verme del male l'ha portata il Crocifisso, morto in croce per amore dell'umanità.
Ecco, allora, che il Crocifisso sulla croce è assieme albero di vita e albero della conoscenza del bene, ossia dell'amore vero che vince il male provocato dal serpente e dall'accettazione da parte degli uomini della sua catechesi.
L'uomo, grazie al Crocifisso, ha potuto mangiare anche dell'albero del bene e del male cogliendo solo la parte buona dei frutti in quanto il male s'è riversato solo sul "Buon
Pastore
"
da cui viene il bene e prende su di se il male.
Se torniamo al libro dell'Apocalisse al Capitolo 22 dove continua la visione della nuova Gerusalemme, vi si legge: "E mi mostrò poi un fiume d'acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni." (Apocalisse 22,1-2)
Non vi si trova però l'albero della conoscenza del bene e del male, perché ormai non serve più.
Il libro dell'Apocalisse in 21,4 aveva, infatti, detto: "E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate".
Quell'albero
ormai è stato superato, perché per agire il Figlio di Dio scese in terra e come Pastore ha recato la conoscenza completa del Padre Eterno.
Questa conoscenza è la luce dell'Agnello che illumina la città di Dio, infatti: "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello." (Apocalisse 21,23)
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