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VANGELI E PROTOVANGELI...
PENSIERI DAL E SUL TALMUD
di Alessandro Conti Puorger
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SUL DIO DI ABRAMO, IL DIO D'ISACCO, IL DIO DI GIACOBBE »
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LA "MADRE" DI MOSÈ »
L'UOMO, L'ANIMA E LA PREGHIERA »
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DONNA, MATRIMONIO E DIVORZIO
La "famiglia" è fondamentale per l'ebraismo come per il cristianesimo, che la definisce la "Chiesa domestica" e per il quale si fonda sul matrimonio che è un "sacramento", segno sensibile ed efficace della grazia di Cristo.
Il primo di tutti i comandamenti di Dio all'uomo è "Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi..." (Genesi 1,28), ossia mettete su famiglia.
Nell'ebraismo è sottolineato che l'uomo è completo solo se ha la sua donna, infatti "maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo..." (Genesi 2,5) e, sottolinea il Talmud, " Chi non si sposa vive senza gioia, senza benedizione, senza bene." (Jeb. 62 b)
Convincimento è che i matrimoni sono fissati in cielo ancor prima della formazione dei corpi tanto che vi si trova "Quaranta giorni prima della formazione una 'Bath Kol' annunzia: Questo individuo sposerà la tale ragazza." (Sot. 2 a)
Dovendo poi l'uomo lasciare la casa del padre (Genesi 2,24): "La casa di un uomo è sua moglie." (Joma 1,1)
Prendere moglie era ritenuto così importante che "l'uomo è autorizzato a vendere un rotolo della Torah per ammogliarsi." (Meg. 27 a)
Pilastri della famiglia sono il marito e la moglie, i futuri padre e madre.
Prendendo spunto dalle lettere di "'ish"
uomo e di "'ishah"
donna in cui unite si trova "Jah"
e due fuochi "'esh"
è scritto: "Quando marito e moglie sono degni la Shekinah è con loro, quando non sono degni il fuoco li consuma." (Sot. 17 a)
"L'uomo deve prendersi cura dell'onore dovuto a sua moglie, perché nessuna benedizione si manifesta in casa sua, se non per merito di lei." (B. M. 59 a)
La donna, quindi, con le dovute differenze che comporta il proprio sesso, ha pari dignità dell'uomo.
Ciò è proprio delle Sacre Scritture ed è ben evidenziato nel Talmud che riassume secoli di cultura in territori i più vari e dove i comportamenti maschilistici all'intorno erano norma di vita.
"La Scrittura pone l'uomo e la donna su un piede di parità rispetto a tutte le leggi della Torah." (B. K. 15 a)
Nei riguardi delle "mitzvot" rispetto all'uomo le donne sono esentate solo da quelle il cui compimento deve essere legato a un tempo (Kid I 7 come l'abitare in capanne per la festa di Sukkot o mettere i filatteri) in quanto l'azione potrebbe essere impedita dalle mestruazioni o da una gestazione, ma non è esentata da nessuna di quelle negative cioè che impongono il "Non fare".
Non mancano però detti sulla loro golosità, sul fatto che sono ciarliere, "Dieci "Kab": (misure) di chiacchere scesero nel mondo, nove le presero le donne..." (Qiddushin 49 b), gelose e piagnucolose, che si caricano di ornamenti e che sono più inclini alla superstizione, purtuttavia c'è la dichiarazione "Dio ha donato alla donna più intelligenza che all'uomo." (Nid. 45 b)
La poligamia e il divorzio, ammessi dall'Antico Testamento., sono ripresi nel Talmud con pareri i più diversi:
- l'uomo "non può averne più di quattro" di mogli (Jeb 44 a) come nel Corano IV 3.
- "Un uomo può sposare quante mogli desidera."(Jeb 65 a)
- il Sommo Sacerdote ne poteva avere solo una. (Joma 13 a)
Ovviamente ciò va contro il pensiero delle origini di un solo uomo maschio e femmina sposati da Dio, come sarà rilevato da Gesù, e contro l'idea talmudica che la moglie è destinata dal cielo.
Il profeta Malachia, infatti, sostiene: "...coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l'altare del Signore... Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto. Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest'unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio, dice il Signore, Dio." (Malachia 2,13-16)
Qualsiasi motivo potrebbe allora essere buono per un divorzio.
Sono, infatti, in proposito presentate dal Talmud due scuole di pensiero, ripudio "solo per infedeltà della donna" o anche "per cause diverse come bruciare il cucinato", idea quest'ultima invero meno favorita, ma "Un uomo deve concedere il divorzio a sua moglie, se essa lo desidera, quando egli ne prende un'altra." (Jeb 65 a)
In caso di pazzia di una delle due parti l'uomo non poteva però conseguire il divorzio, non essendoci piena coscienza o perché non si poteva lasciare la parte femminile, debole, alla sua sorte.
Punto debole che rivela il prevalere del maschilismo: "Una donna può essere ripudiata col suo consenso o no, ma un uomo può ripudiare quando voglia egli soltanto." (Jeb 14 1) pur se ciò era ed è mitigato con pressioni da parte dei tribunali talmudici.
Una garanzia della moglie è la restituzione del pagamento sancito nel documento "Ketubah" del matrimonio, che però era lecito non rilasciare per comportamento "scandaloso" di lei, ma in tali comportamenti venivano inseriti elementi come il parlare a voce troppo alta in casa tanto che i vicini sentono, il filare per strada, l'andare in pubblico a capo scoperto. (Keth. VII 6)
In caso di sterilità, dopo dieci anni di matrimonio, dal marito può essere fatto prevalere il dovere della procreazione e poteva chiedere il divorzio (Jeb 6 6)... anche, allora i mezzi per accertarlo non c'erano, se la sterilità poteva essere causa del marito stesso.
La voluta non procreazione era un grave peccato.
Grande importanza, come d'altronde per tutto il comprensorio medio orientale, era connessa all'avere figli, i "banim", che erano considerati i costruttori, i "bonim", del futuro della famiglia e della comunità tanto che addirittura "Un uomo senza figli è considerato come morto." (Gen. R. LXXI 6).
Pensieri del tutto terreni portavano a preferire i figli maschi alle femmine, queste, infatti, davano più preoccupazioni come tra l'altro ricorda Proverbi 42,9-14 sì che conclude quel brano "Meglio la cattiveria di un uomo che la bontà di una donna".
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