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RICERCHE DI VERITÀ...

 
IL GRANDE GIORNO DI DIO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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UN VERSETTO CHIAVE - GENESI 2,4
In questo paragrafo esamino in particolare un versetto, Genesi 2,4, che in italiano secondo la traduzione C.E.I. del 2008, si presenta in questa forma: "Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo".

Per la prima volta per definire Dio, accanto al nome di Elohim , è usato il Tetragramma sacro IHWH la cui la lettera iniziale, la "iod" , riguarda l'esistenza, quindi, il verbo "essere" il cui radicale ebraico è che allude a quella lettera da sola in un capo aperto a destra e a sinistra.

l'Essere

Di profilo è come un pugno, quindi, allude anche a una forza.
La forma è di un punto impresso da una penna impregnata d'inchiostro nero poggiata su una pergamena pronta a scrivere qualsiasi cosa; Dio, infatti, è l'Essere, origine di tutti gli esseri.
Gli ebrei sostituiscono la lettura del Tetragramma sacro formato dalle quatto consonanti IHWH , che per rispetto non pronunciano, di cui peraltro non è certa la lettura, con quanto si traduce in Italiano come il "Signore".

È questo di Genesi 2,4 un versetto chiave, molto discusso, perché vari biblisti aderirono al pensiero del tedesco Julius Wellhausen che in "Prolegomena zur Geschichte Israels" (1878) avanzò l'ipotesi detta "documentale o documentaria" o teoria delle quattro fonti che, per quanto riguardala la "creazione" nel libro della Genesi assocerebbe due racconti provenienti da due diverse tradizioni:
  • il primo, Genesi 1,1 - 2,4a, detto Eloista per il nome "Elohim" ivi dato a Dio;
  • il secondo, Genesi 2,4b - 2,25, detta Iavista per il nome IHWH dato a Dio.
Per tale ipotesi, quel Genesi 2,4, perciò, è un versetto cerniera ove due diverse scuole avrebbero posto mano per fare una sintesi di due tradizioni.
Quel pensiero andò per la maggiore, ma di recente da più parti sono state avanzate varie contestazioni su cui non mi addentro.
Preciso solo che così non è ritenuto nel mondo ebraico ove la presenza del secondo di quei nomi di Dio è giustificato e chiarito in ben altro modo.
Il mondo fu creato con giustizia e per l'ebraismo Dio quando, si riveste di tale veste, assume il nome di Elohim, mentre adotta il nome IHWH quando sale sul trono della misericordia per perdonare agli uomini le loro colpe.
Non esiste pertanto un secondo racconto della creazione, ma dopo Genesi 2,4 come in un film c'è una dissolvenza che entra nel dettaglio a precisare le vicende dell'uomo per preparare il discorso in Genesi 3 della decisione d'essere indipendente, per cui Dio, si premunì nell'eventualità trasgressione dell'uomo, e si vestì di pazienza passando dal trono della giustizia a quello della misericordia e si presentò col nome IHWH.

Questo versetto Genesi 2,4 quando nella seconda parte dice "Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo" pare proprio essere una conferma su quanto ho detto su l'uso delle tre lettere per definire la durata della creazione; infatti, tutto il processo delle 6 fasi o giorni della creazione in pratica è un solo, un unico tempo o giorno diviso in 6 fasi più un giorno di riposo, il giorno del Signore IHWH.

Ora, mentre dal testo in sequenza ciascuno dei giorni diversi da quello in cui fu creata la "luce" è stato chiamato "secondo giorno", "terzo giorno"... ecc, in Genesi 1,5 per quello in cui disse sia la "luce" sussiste ambiguità per l'uso delle lettere che significano sia "giorno uno", sia "unico giorno", sia anche "primo giorno".
Accade però che ora, con il versetto 2,4, la questione si dirime in favore di "unico giorno", e con i miei criteri dice anche "sarà a portarsi in un vivente , l'Unico si chiuderà per aiutarli ".

In definitiva, il tempo della creazione, quei "sei giorni", sono proposti come un giorno solo ed è tutto e solo il tempo disposto da Dio per preparare la casa dell'uomo e l'uomo, poi inizi l'ultima fase, il settimo periodo per portare a compimento la finalità della creazione che pare proprio essere di rendere attuabile il desiderio di Dio di donare la propria pienezza a un essere, da Lui creato per amore che, se consenziente, renderà santo, degno per un matrimonio con Lui stesso nello spirito.
Occorre quindi un tempo per la conoscenza come per il fidanzamento che precede la comunione completa; questo è il settimo giorno in cui nell'ebraismo c'è una particolare cura dedicata alla famiglia e a Dio.
È questo il tempo in cui la profezia, avanzata da Dio in Genesi 1,26 "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza", si concretizza con l'adesione dell'uomo, acquisita con gradualità, prima attraverso Abramo...

Mosè, poi in pienezza con il "sì" di Gesù di Nazaret.
In questi, uomo-Dio, si sono attuate pienamente le lettere di "giorno" "iom" "l'Essere si porta in un vivente " per poi passare a "l'Essere si porta nei viventi ", in quanto, come attestano i Vangeli, la divinità si è fatta carne e per amore ha patito sulla croce per i peccati degli uomini da redimere rendendo possibile la pienezza dell'alleanza con l'umanità, matrimonio sancito con lo sgorgare dal Suo costato dalla sposa, la Chiesa, da cui nascono figli adottivi di Dio, fino alla benedizione di tutte le nazioni nel giorno finale del giudizio.
Ecco che dopo "luce" - "'or" , "giorno" - "iom" , viene IHWH , che completa il messaggio di apertura del progetto di Dio:
  • "luce" "'or" , "l'Unico si porta in un corpo";
  • "giorno" "iom" , "l'Essere si porta in un vivente";
  • IHWH , "l'Essere nel mondo si porta a entrare " poi nell'8° giorno, la domenica eterna, "sarà dal mondo a portare a uscire ", sottinteso, i viventi.
Il fatto che a quel punto del racconto è necessario introdurre questo nome, il Signore IHWH, è per preparare i fatti che poi narra, in cui Dio è uscito dal mondo strettamente divino per parlare fisicamente con l'uomo attuando quanto nelle lettere di IHWH e circola nel giardino dell'Eden.

A questo punto propongo i seguenti semplici pensieri.
Se l'incarnazione non è un'idea peregrina solo di noi cristiani e se il racconto in Genesi 1-2,4 annuncia in modo sintetico tutto il tempo disponibile concesso da Dio per le fasi del programma della creazione, ivi compreso il rendere possibile in modo concreto che l'uomo sia a Sua immagine e somiglianza, in quei 35 versetti vi si deve pur trovare un accenno alla Sua venuta nella carne. Si verifica che l'idea poteva pur nascere se di questi versetti si fa una lettura per immagini del tipo di quella accennata.
Del resto il modo di lettura per lettere può rientrare tra gli incoraggiamenti di Gesù nei Vangeli di scrutare le Scritture, considerando importante ogni lettera che si deve compiere, rafforzati dai suoi reiterati inviti e insegnamenti per leggerle in modo opportuno onde ricavare le profezie che si riferiscano a Lui, letture che ai suoi tempi i coetanei ancora erano in grado di fare.
È possibile allora che l'ebraismo residuale, quello dopo la nascita del cristianesimo, soprattutto dopo la diaspora delle guerre giudaiche, non abbia più ammesso l'eventualità dell'incarnazione, che ormai ritiene un'eresia, visto la grande scottatura avuta col falso messia "Bar Kokeba" e perché si stava perdendo una tale capacità di lettura mentre cresceva la grande inimicizia per la "setta" dei cristiani.
Che gli ebrei avessero l'idea che nella Torah e nella Tenak ci fosse qualche segreto da cercare era però rimasta nei pensieri dei loro sapienti e ricercatori, tanto che nei sistemi di esegesi da loro adottati, di cui all'acrostico della parola PaRDeS formato da:
  • "Peschat" = interpretazione letterale,
  • "Remez" = interpretazione,
  • "Derasch" = midrash, per indagare la Scrittura,
  • "Sod", una via segreta in cui rientra il guardare anche le lettere separate come ricordato e tentato dalla tradizione o "kabbalà".
Circa un ricordo del genere propongo un commento di Rabbi Avraham Saba (siamo nel 1440 in Castiglia) nel suo "Tzror Hamor: Torah Commentario" proprio relativo all'esame di lettere separate di quella pagina della Genesi.
Nel versetto Genesi 2,3 precedente a quello che sto commentando che recita "Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando" quanto in grassetto in ebraico è:


Quel Rabbi pone in evidenza le ultime lettere delle parole che ho evidenziato in rosso che tratteggiano la parola "'emet", ossia "verità" in ebraico, quindi, "ciò che è stabile e fermo" e la propone come sintesi dell'opera di Dio.
Ecco che prima che nel versetto successivo esca il nome IHWH quelle lettere, il per quel commentatore intendono affermare che tutto quello che era il progetto vero della creazione è appunto "verità".

Ora, tornando al mio modo di leggere le lettere ebraiche delle parole "'or", "iom" e IHWH ho fatto notare che si ricava che Dio ha precisato e annunciato, fin dalla prima pagina della Bibbia, che si farà uomo.
Sorge una conferma con la parola verità.
Quella parola "'emet" contiene il bilettere che significa "morto", ma anche "uomo", ossia uno che muore, per cui si può anche leggere: "l'Unico uomo ", "il primo dai morti ".

A questo punto sorge spontanea la domanda: Cosa è la verità?
Siamo alla stessa domanda che fece Pilato a Gesù.

Gesù in Giovanni 18,37s gli aveva detto: "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?" e in latino suona: "Quid est veritas?"

Attribuito a Sant'Agostino d'Ippona c'è questo anagramma di quelle parole latine: "est vir qui adest" ossia "è l'uomo che hai davanti".
La verità non è una cosa; Pilato aveva la verità davanti e non l'aveva colta!

Qualcosa del genere è insito proprio nella parola verità, "'emet" in ebraico e aramaico è: "L'Unico in un uomo ", "L'Unico in un vivente crocifisso ", "il primogenito dei morti ".

Proprio all'inizio del libro dell'Apocalisse 1,4-6 si trova quella definizione per Gesù: "Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen."

Pilato, nonostante la sua cecità su quanto stava accadendo fu strumento perché si realizzasse la verità del creato.
Pare proprio, quindi, che al tempo degli evangelisti quella idea del fine del creato che tende alla verità nel senso delle lettere "'emet" , vale a dire dell'uomo perfetto e stabile era stata dedotta.
(Vedi: "Farsi trovare dalla Verità")

Del resto nel Vangelo di Giovanni è ripetuto per 48 volte almeno "In verità vi dico" o "in verità in verità vi dico".

La parola "verità" e "veritiero" poi vi si trova 79 volte, mentre in Matteo 32, in Marco 17 e in Luca 11, il che prova un particolare indirizzo a far penetrare in questo pensiero.
Al riguardo cito solo alcuni versetti celebri di tale Vangelo su l'argomento:
  • Giovanni 1,14 - "...il Verbo si fece carne e venne... pieno di grazia e di verità."
  • Giovanni 1,17 - "...la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo." "In verità vi dico" o "in verità in verità vi dico" ripetuti per 48 volte;
  • Giovanni 7,31s - "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi."
  • Giovanni 17,17 - "Consacrali nella verità. La tua parola è verità."
Altri accenni del testo che portano a confermare il pensiero del Signore che verrà in un corpo sono che Dio, con la bocca , certamente quella che si trova nella parola "fani" "volto, faccia, superficie" scritta per due volte nel testo in ebraico di Genesi 1,2, "le tenebre ricoprivano la faccia dell'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulla faccia delle acque" quindi, come fosse un uomo, esordisce in Genesi 1,3 e "disse", ossia usò il radicale da cui si deduce "l'Unico vivrà nel corpo ", poi proferisce "luce" - "'or" vale a dire "desidero () un corpo " e questo punto c'è il commento di Dio in Genesi 1,4, "Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre."
Dio "vide", proprio come se avesse "occhi" e quel vide in ebraico è "sarà i corpi a originare ", poi, il Creatore osserva che il progetto è "cosa buona", "tob" che in ebraico significa sia buono, sia bello.

Ora, quel termine "tob" del versetto 4 nel testo della creazione è ripetuto altre 6 volte, ai versetti 10, 12, 18, 21, 25 e 31 ove in questo ultimo a "buono" aggiunge un "molto" "m'od" , quindi, "molto buono".

Le lettere di "tob m'od" peraltro suggeriscono "per amore si porterà dentro un vivente l'Unico li aiuterà " per conseguire il progetto del vero uomo, l'uomo della verità.

Pare, quindi, che il Signore intenda dotare l'uomo del senso estetico-etico.

A questo punto non pare però irrilevante osservare che le lettere di quel "molto", "m'od" , sono le stesse, ma permutate, della parola con cui poi definisce l'uomo, la coppia primigenia, "Adamo" , essendo = .

Queste due parole in ebraico "Adamo" e "molto" hanno, quindi, lo stesso valore numerico di 45 ( = 1; = 4; = = 40) e la regola della gimatria usata dagli ebrei nelle loro esegesi propone che se due termini hanno una tale parità di certo hanno una proprietà da trovare che evidentemente li accomuna come nel caso specifico è il progetto uomo che implica un molto necessitando due valutazioni di buono, quello di Dio e dello uomo stesso, il cui sì prima o poi sarebbe venuto.

Alla fine del primo giorno, versetto 1,5, Dio, quindi, associa quella luce a "giorno" - "iom" in cui conferma "sarò a portarmi in un vivente ".

Proviamo a seguire tale traccia nel successivo racconto.

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